Gli interni

Alcune sale hanno in sé un’intrinseca suggestione: l’atrio, per esempio, con i motti affrescati tratti dall’Eneide scelti secondo un preciso progetto di esaltazione della mente e dello spirito umani; oppure la ‘caminata’, con più strati di pittura a scacchi bianchi e rossi in ricordo dello stemma famigliare; o la cucina, ricchissima di suppellettili, con il raro girarrosto a peso del Cinquecento ancora funzionante, Alcune si presentano ferrigne, come il ‘corridoio delle armi’, dove ronconi, alabarde, asce da guerra e corazze del XV e XVI secolo testimoniano un passato di sangue; altre, invece, riportano a tempi di pace, come il saloncino, abbellito nel Settecento per ospitare il celebre cantante Farinelli chiamato da Pietro d’Arcano Grattoni, ambasciatore della Repubblica veneta e musicista dilettante, dove la vaporosa grazia degli ornati, dei dipinti e degli arredi costituisce un’isola rococò. Altamente evocativo è lo studiolo, ove lavorò Giovanni Mauro d’Arcano, considerato fra i più importanti poeti burleschi del XVI secolo, con parati di seta cremisi secenteschi e il pomposo ‘capocielo’ che sovrasta lo scrittoio: troneggia un enorme albero genealogico della casata e vi è conservata la parte antica dell’archivio famigliare, con documenti originali dall’XI secolo. All’ultimo piano della domus trecentesca si trova la vasta sala magna con le antiche feritoie e le dipinture d’inizio Quattrocento a scacchi bianchi e rossi: qui si può ascoltare un fortepiano vecchio di due secoli ma perfettamente restaurato, strumento di assoluta rarità in quanto ancora provvisto delle cosiddette ‘turcherie’, accessori per l’esecuzione musicale in voga al tempo.