Pietro Grattoni d’Arcano

8 Settembre 1698

Nato a Chiopris l’8 settembre 1698 da Antonio e da Margherita Formentini, Pietro iniziò lo studio della musica in casa con don Giuseppe Grazia, vicemaestro di cappella nel duomo udinese, e in seguito con Benedetto Bellinzani, maestro di cappella nella medesima chiesa. Trasferitosi a Venezia presso i cugini Badoer, ancor giovane entra nella diplomazia veneziana. Dallo spoglio della sua corrispondenza si possono ricostruire, almeno in parte, le tappe della sua vita di diplomatico: alla corte di Vienna, presso Federico Augusto II re di Polonia ed elettore di Sassonia, a Londra, a Versailles, in Ungheria, a Digione.
Con la metà del Settecento, dopo un’ultima missione in Francia e una parentesi udinese, Pietro ritorna stabilmente a Venezia e qui muore il 2 aprile 1760. Verrà sepolto in Duomo a Udine nella tomba degli Arcano.

Da alcune fonti si sa che suonava il flauto, il violino e il clavicembalo. Inoltre lasciò un certo numero di composizioni – sonate per strumento e basso continuo, cantate, pezzi per clavicembalo e altro – in gran parte autografe, qualcuna edita ed incisa recentemente. Delle prevedibili frequentazioni musicali che Pietro ebbe modo di coltivare nelle corti ove lavorò come diplomatico e soprattutto a Venezia, suo luogo di soggiorno abituale, certe sono quelle che ebbe con Giuseppe Tartini, il quale gli dedicò la Sonata XVII (e da questa sappiamo del suo buon livello tecnico come violinista), con Georg Friedrich Händel a Londra ma soprattutto con il celebre cantante evirato Carlo Broschi detto il Farinelli (1705-1782), che soggiornò anche alla Brunelde nell’estate del 1731.

Pietro incarna la tipica figura del ‘nobile dilettante’, che si dedica all’arte musicale non per professione ma per suo solo diletto: «Non so qual contento maggiore io provi se non nel far di musica, et in questo mi piace e sto solo. Se poi vi è qualche compagnia per transcorer qualche poco di tempo in conversazione e sia pure, ma non vorrei che il tempo mi s’involasse in ciarle che poco vagliono e poco lasciano. Basta, che sibbene voi vi divertite con altro, pur sapete quanto è bello e giovevole far di musica» (Lettera al fratello Girolamo, Venezia, 17 luglio 1738).